Il vino Clintòn: specialità veneta proibita. Ecco perché
Ad un buon bicchiere di vino non diresti mai di no, ma se volessi gustare un po’ di Clinto dovresti forse sapere qualcosa in più.
I vini italiani sono sicuramente considerati tra i migliori in circolazione a livello mondiale. Le varietà sono davvero molte e adattabili a qualunque momento della giornata: dai bianchi ai rossi, dai fermi ai più frizzantini hai davvero l’imbarazzo della scelta.
Uno dei più famosi, soprattutto in terra veneta, è il vino Clintòn, dall’intenso colore rosso e dal sapore piuttosto forte e grezzo, con il tipico retrogusto fruttato. Tuttavia ci sono forse segreti che non conosci. Eccone alcuni.
L’uva proviene da terre lontane
Ebbene sì, l’uva con cui è prodotto il Clinto non è “nostrana”, ma viene da molto lontano, precisamente dal Nord America. Questo perché agli inizi dell’800, nei territori in cui si coltivavano vigneti, c’era un grave problema, ovvero la filossera, un insetto pericoloso per i vitigni oltre anche ad altri funghi che rovinavano i raccolti.
Per una costante produzione di vino serviva dunque una tipologia d’uva molto più resistente anche a questi ripetuti attacchi. Ecco che la soluzione arrivò grazie ad un ibrido: il vitigno Clinto, sin dai primi tempi grande nemico dell’uva coltivata in territorio italiano.
Una minaccia che in breve diventa proibita
Purtroppo sin da subito questo tipo di vitigno rappresenta una minaccia per la produzione autoctona, oltre al fatto che, dopo studi approfonditi, si è capito quanto fosse pericoloso per la vita umana se assunto in dosi eccessive. Ecco perché oggi si parla di Clinto proibito.
La legge contro la sua produzione viene promulgata negli anni 30 del XX secolo, soprattutto per difendere la salute di chi lo assumeva quotidianamente, poiché era considerato il vero e proprio vino contadino, consumato dunque durante i pasti della giornata. Purtroppo però la quantità di pectina presente in esso è molto elevata: è molto pericolosa soprattutto a livello di sistema nervoso.
La legge non è stata rispettata sin da subito: per questo motivo successivamente, alla fine del XX secolo sono state promulgate nuove leggi per una completa estirpazione di questi vitigni. Anche se in realtà le cose non sono andate proprio così.
Il Veneto e la sua attuale produzione di Clintòn
Sebbene proibito il “vino Grintòn”, altro nome con cui veniva chiamato in terra veneta, non è del tutto scomparso dal panorama italiano. Infatti se decidi di soggiornare per qualche giorno in Veneto o se già abiti in questa regione, troverai campagne in cui c’è la possibilità di scovare ancora questo tipo di vino.
Molto ricca di questi vitigni ben serbati nella memoria degli italiani, è la provincia di Vicenza, che ha deciso di continuare nella produzione di Clintòn. Addirittura ci sono vere e proprie degustazioni per le migliori produzioni di questo tipo di vino estremamente delicato, la cui lavorazione è importantissima per non danneggiare la salute umana.
Sebbene la vendita di Clinto sia per legge vietata, non manca chi decide comunque di produrlo, mantenendolo come consumazione propria. Se sei curioso di sentire il gusto di questo forte vino della tradizione non dovrai far altro che spostarti per qualche giorno in Veneto: avrai modo di conoscere di persona chi vive questa tradizione come una vera e propria passione.
Sì, non si può negare che non sia un toccasana per la salute, ma di sicuro un bicchiere di vino non ha mai ucciso nessuno. Ovviamente, come per ogni “bene proibito” non bisogna mai esagerare, ma se sei un vero amante del vino, non puoi non assaggiare almeno una volta nella vita questo vino, che ha alle spalle una storia intensa tanto quanto il suo gusto.
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