Prosecco, spumante, metodo classico e bollicine: facciamo un po’ di chiarezza!

spumante

A tutti piace brindare e farsi un bicchiere in compagnia degli amici ma troppo spesso, quando si parla di bollicine, si fa un po’ di confusione. A chi non è mai capitato di chiedere un Prosecco al bar, ma siamo sicuri che sappiate cosa state chiedendo? Facciamo quindi un po’ di chiarezza.

Il Prosecco

Il Prosecco è innanzitutto un vitigno il cui nome tecnico è ormai quello di Glera. Da questo vitigno si produce il Prosecco DOC, uno dei più famosi vini veneti se non italiani, che grazie al suo ottimo rapporto qualità prezzo è diventato ben presto uno dei vini italiani più esportati al mondo.

Prodotto in provincia di Treviso e nel Veneto il Prosecco quindi è composto da un minimo di 85{61d8525541690ba0b815e087d199962616cdce32dc60a4c28dc70a851027b879} di uvaggio Glera.

Il Prosecco si distingue per essere prodotto secondo il metodo Marinotti-Cnharmat che prevede la fermentazione all’interno di un’autoclave pressurizzata per un tempo che va da uno a sei mesi, durante i quali gli zuccheri presenti nel vino fermo si trasformano in alcol e anidride carbonica grazie all’azione dei lieviti che vengono aggiunti al vino fermo per la sua spumantizzazione.

Il metodo classico

Quando si parla di metodo classico invece stiamo parlando dello “Champagne italiano”. Quello che distingue un metodo classico da un Prosecco è infatti il processo di spumantizzazione che avviene secondo il metodo Champenoise (cosiddetto denominato per i vini prodotti in Francia) o Metodo Classico. In questi vini la spumantizzazione avviene mediante l’aggiunta di lieviti direttamente in bottiglia che vengono lasciati fermentare per 4-6 mesi. In questo lasso di tempo i lieviti si trasformano in alcol e anidride carbonica e rilasciano con l’affinamento delle sostanze aromatiche del vino. Dopo il periodo di fermentazione le bottiglie subiscono il remuge, una rotazione che permette ai lieviti di scendere  al collo della bottiglia e quindi di essere espulsi tramite la sboccatura che si ottiene inserendo il collo della bottiglia in una sostanza a temperature molto basse, la quale ghiaccerà il liquido presente nel collo e contenente i liquidi, che fuoriscirà grazie alla pressione nel momento dell’apertura della bottiglia. A questo punto puù essere aggiunto lo zucchero che in base alla sua quantità darà la denominazione allo spumante (si parla di Pas Dosé per gli spumanti a cui non è stato aggiunto zucchero, e poi si va dai meno ai più dolci seguendo la denominazione di Extrabrut, Brut Extradry, Dry e Dolce).

Lo spumante più famoso e rinomato prodotto con il Metodo Classico in Italia è il Franciacorta, un DOCG della provincia di Brescia.

Le bollicine e lo spumante

Quando si parla di bollicine non si sta indicando nient’altro che un vino che appunto contenendo anidride carbonica, che può essere tanto un Prosecco quanto un metodo classico. Le bollicine infatti denotano una parola entrata nell’uso comune che spesso sostituisce la dicitura “spumante“.

Gli spumanti sono vini senza denominazione e non si riferiscono alla produzione di una zona italiana, ma indicano sia i prosecchi prodotti con metodo Marinotti-Charmant che i vini Metodo Classico.

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